Era il 1987 quando Flavio Albanese fondava Asa, Studio di architettura a Vicenza. Oggi, il progetto è cresciuto considerevolmente fino a diventare una delle più autorevoli firme nel panorama nazionale e mondiale dell’architettura.
A oltre trent’anni dalla sua fondazione, ripercorriamo insieme la storia di questa importante realtà vicentina, dando uno sguardo ai progetti più interessanti realizzati, dall’Italia all’Asia.
Perché uno studio di architettura a Vicenza
Per coloro che di Vicenza sanno poco o nulla, l’idea di fondare uno studio di interior design in questa città potrebbe suonare bizzarra. Perché non la vicina Milano, patria indiscussa del design?
La risposta è assai semplice: Vicenza vanta una lunga tradizione nel campo dell’architettura e dell’interior design. Ha dato i natali ad alcuni illustri nomi del settore, tra cui Andrea Palladio, esponente di spicco del Rinascimento italiano. Non da ultimo, Vicenza è stata proclamata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e ospita l’istituto di Design intitolato proprio al Palladio.
Dunque, le ragioni per scegliere Vicenza come sede dello studio, sono davvero tante e sorprendenti.
La sede dello studio di architettura Asa a Vicenza
Proprio qui, più di trent’anni fa, Flavio Albanese decide di avviare il suo progetto a cui, poco tempo dopo la fondazione dello studio, dà una “casa” contemporanea e funzionale, risultato di un progetto di riqualificazione urbana nel cuore della città veneta.
Oggi infatti, l’headquarter dello studio architettura Vicenza è ospitato nei locali dell’ex tipografia Rumor. L’edificio, un impianto industriale dismesso, con una superficie di circa 1200 metri quadrati, è stato riconvertito in attività creativa ed ospita Albanese e i suoi collaboratori.
Entrando nell’open space è evidente la firma dello studio in questo progetto di rigenerazione rapida, ovvero un progetto di riconversione di strutture in disuso a cui attribuire una nuova funzione ma anche una nuova collocazione all’interno del contesto in cui l’opera è situata.
Dall’Italia all’Asia, i progetti più emblematici
Trent’anni di carriera non sono pochi e poche righe non sono sufficienti per raccontare la vastità e la complessità dei lavori realizzati dallo studio. Ad ogni modo, ci fa piacere ricordare un progetto emblematico che rappresenta al contempo il principio di questa avventura e il futuro dello studio.
Chinese Box a Pechino
Chinese Box è un progetto di recupero urbano realizzato nel centro storico di Pechino. Qui, due vecchi edifici, gli ultimi due appartenenti a un antico sistema di hutong, sono stati completamente rimodernati e trasformati in due enormi “lanterne rosse” visibili da diverse zone della città. Oggi, i due edifici, ospitano un hotel.
Hutong è il termine cinese con cui si indicano le tipiche strade del centro storico di Pechino, un intrico di viuzze e vicoli stretti attorno ai quali si sviluppano le tradizionali abitazioni a corte, chiamate siheyuan. I due edifici in questione, sono proprio due siheyuan che, insieme, costituiscono un unico nucleo abitativo, quasi una sorta di quartiere.
Infatti, siheyuan è l’abitazione tipica composta da un edificio con un cortile interno in cui le stesse stradine definiscono la planimetria. Strade ed edifici plasmano la morfologia di questa zona della città.
Il progetto di riqualificazione urbana è stato quindi delicato. L’obiettivo dello Studio era sì quello di rimodernare gli edifici, preservandone al contempo l’identità e la loro funzionalità rispetto al contesto.
Così, si è deciso di valorizzare le corti, rendendole spazi privati ma aperti, in grado di dialogare con gli hutong circostanti. Inoltre, gli edifici, sono stati ripensati per raccontare l’identità del luogo in cui ci troviamo. Ecco perché la scelta del colore rosso per rivestire i due edifici, lo stesso colore delle lanterne cinesi.
Il progetto quindi, racchiude le due anime dello studio, da un lato l’apertura alla modernità e dall’altro la ricerca di armonia tra linguaggi e contaminazioni stilistiche a volte, anche molto differenti.